Descrizione: Il presepe di quest’anno è una riflessione su una frase biblica: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta perché molti vi dico sono quelli che tenteranno di entrare, ma non ci riusciranno” (Lc 13,24-25).
La porta stretta indicata da Gesù è quella a cui conduce il Vangelo, che permettere di arrivare alla piena conoscenza della Verità, per poter vivere una Vita piena, senza un attimo sprecato (Io sono la Via, la Verità e la Vita); per questo motivo il presepe si costruisce su due punti di fuga contrapposti: come di consuetudine, la grotta della Natività è inondata da una luce gialla, chiara, intensa, e presenta un’atmosfera piena di allegria e tenerezza, portata dal Bambino; ciò la mette in contrasto con il lato sinistro del presepe, dove una grande apertura conduce in un luogo buio, una spelonca, dove regna il Diavolo, simboleggiato dai tre cavalieri in fondo che combattono tra di loro, evocando simbolicamente quanto la guerra porti dolore e male, Il Male. Particolare rilevanza assumono le dimensioni delle aperture delle due grotte: secondo questo punto di vista, la prima rappresenta la Porta Stretta in cui dobbiamo sforzarci di entrare, mentre la seconda è la porta larga, la perdizione, a cui si può accedere molto facilmente.
Il legionario romano all’interno dell’Inferno rievoca l’affascinante figura di Caronte “occhi di bragia”, in quanto vicino al fiume dell’Acheronte nell’Antinferno è intento a tenere a bada le anime dannate, le quali affannosamente si mantengono vicine l’un l’altra cercando un aiuto improbabile, perché l’inferno è vivere l’amicizia come un uomo che, legato al sole, non riesce a raggiungere una bottiglia d’acqua vicina a lui per centimetri.
Tutta la parte restante del presepe mostra la laboriosità dell’uomo, infatti possiamo vedere il macellaio, i bambini, il vasaio, il violinista, il falegname, l’arrotino, il mercante ecc.: essi cercano la felicità con il lavoro, si affannano, ma la felicità non la potranno mai raggiungere, del resto non ci sono scale che conducono verso la grotta, perché per raggiungere Dio, la felicità, la via è una sola, quella dell’umiltà, il lavoro infatti porterà al denaro, ma non alla piena realizzazione dell’uomo.
Il mare è un'altra immagine biblica che ha sempre simboleggiato il mondo dove poter pescare uomini: nelle notti dell’umanità, senza la guida sicura della Parola (il Faro), il vero cristiano non potrà mai svolgere la sua missione, ha bisogno della luce del faro, solo così potrà raggiungere il porto sicuro.