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“Gli occhi di mia figlia”, di Vittoria Coppola

CULTURA FRANCESCO GRECO

Gli occhi di mia figlia, di Vittoria Coppola“Gli occhi di mia figlia”, di Vittoria Coppola
Il gioco perverso e cinico delle finzioni quotidiane

Chi c’è in quella piccola bara bianca? Una bambina è nata prematura all’ospedale “Saint-Louis” di Parigi: una sconosciuta con uno scialle di velluto è stata vista allontanarsi in fretta. Un medico svizzero aggirarsi nel reparto. Un’infermiera con i capelli rossi con un fare ambiguo. E’ stata seppellita alla svelta dopo una cerimonia-lampo nella cappella. Sua madre Dana, poco meno di ventanni, buona borghesia senese, non l’ha manco vista. Il padre Andrè ha fatto in tempo a darle un nome: Margherita.

La storia ha inizio con un incidente stradale a Roma: una cantante lirica, Brigitte Dupont, che ha appena fatto una serata di beneficenza, e il suo nuovo uomo, rientrando in albergo vanno a sbattere sul lungotevere e muoiono entrambi. Rimangono orfani Andrè, un pittore avuto dal primo matrimonio, e Giulia, una bimba nata dalla seconda relazione. Non manca il solito giornalista che scrive un articolo squallido: nelle tasche del cappotto della cantante è stata trovata una chiave e un biglietto: “Questo è il mio regalo per te, Dedè!”. Sarà un altro uomo?

“Gli occhi di mia figlia”, di Vittoria Coppola, Lupo Editore, 2011, pp. 150, € 14, è un romanzo sulla fragilità dei destini umani che rimanda a Dostoevskj. L’ambiguità dei sentimenti è l’humus su cui poi esplode la sofferenza, il dolore. La menzogna, che cattolicamente si sparge a fin di bene, ma in realtà per imporre agli altri la propria visione del mondo, provoca solo infelicità in un lessico famigliare dettato dall’afasia. La scrittrice pugliese (di Taviano, Lecce) lo eleva quasi ad archetipo della contemporaneità. E costruisce, con un’architettura gradevole, una storia di solitudini e finzioni, di apparenze e di fantasmi costretti a recitare un ruolo a cui pure si adeguano pigramente, quasi vigliaccamente.

“Ragazza di buona famiglia”, Dana, “fisico fragile e asciutto… pelle color latte”, sta ancora studiando al liceo, prende lezioni di inglese e di cucito. La sua vita è programmata dai genitori, Amanda e Franco: deve sposare Armando, avvocato in nuce. Ma lei si innamora di Andrè, un pittore che ogni giorno, seduto sul marciapiede di fronte all’asilo dove c’è la sorellina Giulia, dipinge volti di donna dallo sguardo assente. I due si innamorano e quando la famiglia di Dana scopre che lei è incinta li asseconda nel loro sogno di andare a vivere a Parigi. La bambina, come s’è detto, nasce morta, almeno così crediamo fino alle ultime pagine con una suspence soffusa che a tratti commuove per come i personaggi sono sbattuti dai marosi del destino. Dana scappa e torna a Siena: il dolore per la mancata maternità è troppo duro da sopportare per la sua (apparente) fragilità. Qui sposa il fidanzato “storico”, nel frattempo avvocato di grido, e vive con lui un menàge convenzionale e privo di pathos.

Con l’espediente letterario della lettera all’amica del cuore, Dana si confida con Flavia, anche lei alle prese con una famiglia devastata, atomizzata, sempre in giro per il mondo: una costante del secolo che attraversiamo e di cui pagano il prezzo i più deboli. La gravidanza di Flavia mette in moto un meccanismo che svela la realtà con un intreccio di avvenimenti che alla fine restituisce dignità ai sentimenti e risarcisce chi vi aveva investito tutto, Dana e Andrè, del tempo perduto.

Del romanzo colpisce, e conquista, la freschezza dello stile e la padronanza della storia. E se c’è un messaggio da estrapolare alla fine, quando appare una ragazza, Margherita (che, anche lei, soffre per amore, come se fosse una condizione naturale), con la sua bimba, Rachele, sta nel fatto che la sincerità e la purezza degli animi sono le password necessarie per non farsi segnare dai sentimenti e tentare di viverli con la segreta speranza di dominarli senza restarne “vittime”, col cuore oppresso da un dolore senza fine capace di amplificarsi in mille echi, di spargere ovunque le sue ispide schegge.

Ultimo aggiornamento: 15/05/2012 (16:16)

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